Sono passati anni dall’ultima avventura del maghetto più famoso dei nostri tempi ed ora J. K. Rowling è pronta e riprendere in mano la sua magica penna per raccontarci qualcosa di più sulla vita di Harry Potter e sulla sua meravigliosa famiglia.
La storia di “Harry Potter e la maledizione dell’erede” è scritta sotto forma di sceneggiatura teatrale ed è il risultato di una non brillantissima collaborazione tra la Rowling, Jack Thorne (sceneggiatore teatrale) e John Tiffany (regista). La trama di questo ottavo libro vede Harry alle prese con le sue mansioni da impiegato al Ministero della Magia, costretto ancora una volta a lottare con una cicatrice che torna a bruciare e un passato che si rifiuta di rimanere tale. Intanto, nella magica scuola di Hogwarts, il suo secondo genito, Albus, si ritrova a dover fare i conti con il peso di un’eredità familiare che non ha mai voluto e che lo porterà faccia a faccia con un male che viene dal passato. Dovrà viaggiare indietro nel tempo per sistemare le cose e salvare il mondo che conosce.
Come potete evincere da ciò che ho appena scritto, il plot è un po’ banale e delle descrizioni della Rowling, capaci di dar vita a paesaggi meravigliosi e ad intense emozioni, è rimasto ben poco. L’erede di una saga che ha fatto sognare adulti e piccini si riduce ad essere un contentino per i fan veloce come un battito di ciglia.
In una storia colma di rancori ed antichi conflitti, che abusa eccessivamente dell’espediente narrativo del viaggio nel tempo, troviamo personaggi a noi ben noti totalmente travisati. Partendo da Voltemort c’è già molto da dire. In questa storia scopriamo che il Signore Oscuro aveva avuto in passato una figlia da Bellatrix Lestrange… ASSURDO! Mi meraviglio della Rowling. Tom Riddle è stato creato come un personaggio senza cuore, pronto ad uccidere e a dividere la sua anima solo per rimanere immortale. Era perciò assolutamente impossibile che potesse innamorarsi di qualcuno. Inoltre, la sua “compagna”, Bellatrix, una strega folle, perfida e assetata di vendetta, era totalmente impensabile nella parte della mammina in dolce attesa.
Un altro personaggio, che è stato completamente travisato, è sicuramente Cedric Diggory, il ragazzo rimasto ucciso ne “Il Calice di Fuoco” durante il torneo Tre Maghi. Stando alla maledizione dell’erede, il giovane sempre gentile che aveva aiutato Harry in diverse occasioni, se fosse rimasto in vita, sarebbe diventato un mangiamorte. Mah…. Mi sembra impossibile.
Per completare questo scenario di follia possiamo citare tanti piccoli dettagli da non sottovalutare: un ragazzino del primo anno (Scorpius) che riesce a superare le trappole create da Hermione a difesa della giratempo, una Weasley (Rose) arrogante e scorbutica e un Malfoy sfigato seppur brillante che porta ad una rivincita della sua famiglia sui Potter che, in questa storia, si rivelano essere abbastanza inutili.
A tutto questo si aggiungono una serie di momenti da deja vu e un antagonista ovvio e meno pericoloso di quanto ci si potesse aspettare. Nonostante sia importante ricordare che Harry Potter e la maledizione dell’erede è stato pensato sin dalla sua genesi come rappresentazione teatrale, un media inedito per questa saga, non possiamo non tenere conto delle grandi lacune che possiede e di quanto la sua storia sia ancorata alle avventure dei libri precedenti.
La cosa che ha provocato in me più orrore è stata sicuramente la continua necessità di un deus ex machina, un oggetto/stratagemma narrativo, per mandare avanti la vicenda. La giratempo, un piccolo ciondolo appartenuto ad Hermione nel Prigioniero di Azkaban, che già in quella storia si prospettava essere come il peggior oggetto magico mai inventato dalla Rowling, qui finisce per essere usato come se fosse uno yo-yo.
In ultima analisi Harry Potter e la maledizione dell’erede è un libro mediocre, peggiore della bozza di qualsiasi libro precedente appartenente alla saga che, come unica nota positiva, descrive la storia di un’amicizia vera e sincera, quella tra Albus e Scorpius, nata nonostante la faida tra due famiglie ormai in lotta da tempo.