Quando il mondo sta tutto in una discoteca
Un romanzo veloce come un battito di ciglia che catapulta due generazioni – quella delle figlie e quella delle madri, quella dei figli e quella dei padri – in un mondo che entrambe conoscono, ma di cui entrambe sembrano non voler ammettere l’esistenza per sottrarsi alle responsabilità che ciascuno porta di aver partorito quel mondo.
Un mondo fatto di borse di Gucci e discoteche illuminate, fiumi di droga e alcool, apparenza e ipocrisia, desiderio di potere e incapacità di crescere, di trasgressioni pervicacemente ricercate e frustrazioni altrettanto ripetutamente ottenute.
Il romanzo è La Firenze male, scritto da Giulia Carnesecchi e da Lorenzo De Santis e pubblicato un paio d’anni fa dall’editore Porto Seguro (PSE): descrive una generazione, presente nel capoluogo toscano come in qualsiasi altra città italiana, sopraffatta dai vizi che la vita gli ha offerto ed essa non ha saputo calibrare. Forse andata perduta.
Disegnando un ritratto crudele gli autori vivisezionano una classe sociale, avvilita dalla propria incapacità di porsi domande e diventata nel tempo un’allegoria parassitaria di sé stessa: l’alta borghesia. Il romanzo scava a fondo nella vita e nei pensieri dei giovani che appartengono a questa classe sociale, ai quali i genitori hanno dato tutto…. forse troppo.
Nessuno dei protagonisti è minimamente cosciente di ciò che significa vivere nella vita reale, studiare per ottenere bei voti, lavorare per mantenere una famiglia e faticare per raggiungere un obiettivo.
Al centro di un cielo di feste da sballo a cui tutti vorrebbero essere invitati e di locali dove si ritrova tutta la Firenze bene, quella che conta, brillano le stelle delle sorelle Bandinelli, sprezzanti, feroci e ciniche fino al midollo. Il maschio alfa di questo gruppo di sbandati è Alex, bello, viziato e arrogante.
Ma il vero protagonista del romanzo è Lucio, un ragazzo di periferia catapultato per le strade di questa città, desideroso solo di farsi notare ed essere accettato da quelli che contano. Brama talmente tanto un posto sull’Olimpo da non accorgersi che la sua vita sta pian piano marcendo e che tutto ciò che un tempo sapeva gestire alla perfezione, gli sta completamente sfuggendo di mano: da mesi non va più a trovare i genitori, l’università sta andando a rotoli e tutti i soldi messi da parte vengono dilapidati in poche settimane, lasciandolo in ginocchio.
Troppo tardi capisce che la Firenze Bene è solo una maschera idilliaca sotto la quale si nasconde il marciume della società: la ragazza con cui si è fidanzato ha sempre finto di amarlo solo per ingelosire un altro ragazzo; il suo migliore amico lo considera uno sfigato e gli altri lo sfruttano per costringerlo a pagare tavoli in discoteca da mille euro che lui non può permettersi.
E i sentimenti? L’amicizia? Il rispetto? Tutto bruciato sotto la cenere di mozziconi di canne e sigarette; bruciata quella generazione accecata dal desiderio di potere, di primeggiare e di sentirsi, ma solo in apparenza, parte di qualcosa d’importante.
Le droghe sono le regine indiscusse di questi ragazzi della notte che hanno fatto delle discoteche il loro rifugio segreto, il luogo in cui poter finalmente essere e fare ciò che vogliono. Così, questi grandi spazi assordanti e illuminati a giorno diventano il centro di una vita notturna da cui, una volta entrati, non si riesce più ad uscire.
«Vengono fuori gli animali più strani la notte: puttane, sfruttatori, mendicanti, drogati, spacciatori, ladri e scippatori. Un giorno o l’altro verrà un altro diluvio universale che ripulirà le strade una volta per tutte».
La discoteca è dove questi ragazzi di oggi si risvegliano, dove combinano grandi casini e dove pensano di essere scusati per qualsiasi sbaglio commesso. Un luogo che non lascia spazio a compromessi: o dentro o fuori. Qui regnano vestiti troppo corti, tacchi troppo alti e cervelli troppo piccoli. Un branco di polli e galline che si muovono a tempo di un brano musicale senza fine, distruggendo tutto ciò che conta davvero.
La Firenze male descrive lo squallore di un’umanità distrutta; strade attraversate da fiumi di alcool e con questi da odio, invidia, menzogne, marcio e sporcizia; una generazione che sembra non aver più uno scopo nella vita, disposta a lasciarsi trasportare dalla marea che viene in serate al bar tutte uguali.
E poi le nuove tecnologie e i social network, capaci, quando non si riescono più a gestire, quando anziché usarle da essi si è usati, di sopraffare e di rendere schiavi quanto le droghe: tutto diventa lecito pur di avere un «mi piace» su una foto di Facebook… Persino un selfie con il cadavere di una ragazza durante il suo funerale.
In questo mondo è l’opinione degli altri che viene messa al centro della propria esistenza, si cambia sé stessi solo per diventare parte di qualcosa, per sentirsi accettati dai propri coetanei, dimenticando ciò che si è, ciò che si potrebbe diventare.
Ci sono le regole a cui bisogna sottostare se si vuol far parte del gruppo: prima il divertimento, poi lo studio, altrimenti si è degli “sfigati” da emarginare; senza canne e senza fumo si è dei bambini, nuovamente da evitare; scopare è un diktat, macché desiderio e sentimento, altrimenti c’è l’infamia di essere delle suore, messe all’angolo. In questa crudele critica neppure i genitori ne escono incolumi: hanno fatto la loro parte nel “formare” queste nuove generazioni così sbandate, che hanno sempre avuto troppo e sono state viziate a tal punto da perdere di vista il valore dei soldi e della vita.
La Firenze male è un romanzo che invita proprio, al di là dell’età di chi lo legge, a ripensare alle proprie responsabilità in questo mondo.
Giulia Carnesecchi, Lorenzo De Santis, La Firenze male, PSEditore, Firenze, 2015, pp. 188, € La Firenze male, PSEditore, Firenze, 2015, pp. 188, € 10,00, ISBN 978-8898930630
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