Vincitrice del Lucca Film Festival, Butterfly Kisses è una pellicola inglese, diretta da Rafael Kapelinski, che vede protagonisti Theo Stevenson, Liam Whiting e Byron Lyons e che descrive, utilizzando la tecnica del bianco e nero, la vita di tre ragazzi londinesi, Jake, Kyle e Jarred, alle prese con le prime esperienze adolescenziali: le ragazze, le feste, la pornografia e le droghe.
Kyle e Jarred, più sicuri e spavaldi, si godono le euforie di una vita spericolata, mentre Jake, un ragazzo molto più timido e remissivo, osserva il mondo da una finestra isolandosi sempre più in sé stesso, nascondendo a tutti un terribile segreto. Nell’evolversi del film, il vero protagonista cerca di comportarsi come gli altri ragazzi della sua età e, per questo, tenta di uscire con una ragazza, Zara, che fa da baby-sitter ad una bambina del suo palazzo. I suoi amici lo spronano ad andare fino in fondo provando in tutti i modi ad aiutarlo a superare i suoi problemi con l’altro sesso. Jake però non ne vuole sapere e così si allontana da tutti i suoi coetanei.
L’ambiente scolastico è completamente assente in questa pellicola quasi a simbolizzare la sua incapacità di relazionarsi con i giovani e di vedere veramente il loro lato oscuro. Anche il ruolo dei genitori non ha un peso specifico e questo determina l’assoluto senso di solitudine in cui vivono tutti i personaggi, che non hanno nessuno che li guidi nelle strade della vita. I ragazzi sono abbandonati a loro stessi, persi tra i loro errori e i loro pensieri.
In Butterfly Kisses possiamo capire che cosa succede quando nessuno ci spinge verso le scelte più giuste in un ambiente che non ci stimola positivamente. I ragazzi, facilmente condizionabili, si lasciano trasportare dall’euforia che li circonda, prendendo delle strade che rovineranno la loro vita.
L’amicizia, la sessualità e la trasgressione sono le tematiche che governano questa pellicola. Nonostante la narrazione cominci e termini con la voce di Kyle, è in Jake che il pubblico si identifica, vivendo con lui le tragiche avventure adolescenziali ed entrando in empatia con questo ragazzo che, ai nostri occhi, appare sin dall’inizio come la vittima di un mondo malato.
Con il suo bicolore soffocante, il bianco e nero divide e ostacola la narrazione veicolando un’idea di prigionia e descrivendo un mondo fuori dal tempo in cui non esistono sfumature ma solo bene e male. Butterfly Kisses affronta in maniera indiretta ma estremamente efficace il tema della pedofilia, un errore disumano per la nostra società che sciocca lo spettatore per il colpo di scena imprevedibile. Lo spettatore, che non riesce mai a capire fino in fondo la natura del protagonista, vive il dramma interiore di un giovane catapultato in un turbinio di vergogna, disagio e disperazione nel quale cerca di lottare contro ciò che è e ciò che non vorrebbe essere.
Sono i silenzi, la staticità e la solitudine a dominare la scena, tematiche affrontate per mezzo di uno spioncino che si può identificare con la finestra che divide Jake dall’umanità. Il ragazzo sa di essere diverso e sa, per certi versi, di essere sbagliato ma, al culmine della disperazione, non riesce a dominare i propri istinti.
Il regista Rafael Kapelinski porta avanti una pellicola profonda, dai colpi di scena capaci di ribaltare completamente la nostra opinione sui personaggi, trasformando le vittime in carnefici. È un film, unico nel suo genere, totalmente inaspettato, che mostra l’allontanamento sofferto ma inevitabile di Jake dal mondo e che sfrutta il virtuosismo, a mio parere, inutile ed eccessivo del bianco e nero, un elemento superfluo che ha forse reso il film più pesante e più difficile da seguire.