“L’abbassamento del livello intellettuale, la paralisi della cultura, la supina accettazione dei misfatti di una giustizia politicizzata, il gerarchismo, la cieca avidità di guadagno, la decadenza della lealtà e della fede, prodotti o, in ogni caso, promossi da due guerre mondiali, sono una cattiva garanzia contro lo scoppio di una terza, che significherebbe la fine della civiltà… In queste lettere di addio cristiani e atei si ritrovano nella fede della sopravvivenza, che rende tranquilla la loro anima… L’avvenire accoglierà e continuerà queste vite sacrificate, nell’avvenire cresceranno e matureranno”
(dalla prefazione di Thomas Mann)
“Lettere di condannati a morte della Resistenza Europea” è una raccolta di epistole, composta e curate da Malvezzi e Pirelli. Il libro non ha una vera e propria trama ma è frutto del lavoro di molteplici autori. Sebbene ciascuno di essi abbia raccontato in un capitolo la propria storia, tutti finiscono sempre allo stesso modo: con la morte del proprio scrittore.
Infatti, come si evince dal titolo, “Lettere di condannati a morte della Resistenza Europea” è una raccolta di circa 120 epistole. I mittenti sono giovani uomini, spesso poco più che ragazzi, e giovani donne appartenenti a vari gruppi della resistenza partigiana di tutta Europa, che, per il loro impegno politico, sono stati condannati a morte.
I destinatari sono spesso i loro familiari, talvolta loro amici, compagni di partito e, nel caso di mittenti sacerdoti, loro parrocchiani.
Ogni capitolo si apre con una breve biografia dell’autore per poi lasciare spazio alla lettera vera e propria.
“Mia amatissima famigliola, cara mammina, papà, fratelli e sorellina,
con questa lettera è l’ultima volta che vi scrivo. Oggi alle 6,30 mi taglieranno la testa, per la nostra Patria che ha bisogno di sacrifici per risorgere e vivere. Dal profondo del cuore vi saluto, vi stringo, bacio tutti voi, e vi prego miei cari di non tormentarvi.”
O ancora…
“Gianna, figlia mia adorata,
è la prima ed ultima lettera che ti scrivo e scrivo a te per prima, in queste ultime ore perché so che seguito a vivere in te.
Sarò fucilato all’alba per un ideale, per una fede che tu, mia figlia, un giorno capirai appieno”.
Nonostante i continui rimandi alle torture (che vengono descritte solo una volta) e ai metodi di esecuzione, la violenza rimane sempre sullo sfondo, in secondo piano rispetto all’umanità dei mittenti delle lettere. Gli autori infatti non erano qui interessati alla mera descrizione della loro situazione ma alla possibilità di dire addio e di lasciare un ricordo, per quanto straziante, ai loro cari.
Il testo si rivolge espressamente agli studenti delle scuole medie E questo potrebbe spiegare il motivo per cui i curatori del romanzo hanno scelto delle lettere scritte da ragazzi molto giovani. Inoltre, poiché “Lettere di condannati a morte della Resistenza Europea” è rivolto alle scuole, è ricco di note a piè di pagina, pensate per spiegare i termini più desueti. Devo ammettere che tutte queste spiegazioni, agli occhi di un adulto, potrebbero sembrare eccessive ma solo se non si tiene conto del fatto che la raccolta è stata pubblicata nel 1969. A chiudere il libro troviamo una parte non epistolare in cui si descrive la situazione della resistenza in 18 paesi europei.
Decisamente mi sento di consigliarne la lettura, anche se il testo potrebbe sembrarvi un po’ anacronistico, causa la nostra abitudine a comunicare con brevi messaggi sul telefono. Queste lettere sono piene, profonde, ricche di dettagli ed emozioni di persone che non sono più tra noi e il cui impegno non deve essere dimenticato.
Oggi certi temi vengono trattati solo come un “banale” capitolo della storia passata e non ci soffermiamo mai a pensare che, aldilà della tragicità dei fatti, tutto questo è stato realmente vissuto da persone come noi. Libri come questo credo che potrebbero spingerci a riflettere sul passato e, contemporaneamente, aiutarci a comprendere fatti appartenenti alla storia assai più recente.
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