#Titolo: VOLUME 3-Storia di chi fugge e di chi resta
VOLUME 4- Storia della bambina perduta
#Autore: Elena Ferrante
#Genere: Romanzo rosa
#Casa Editrice: Edizioni E/O
#Prezzo: VOLUME 3- 19,50€
VOLUME 4- 18,72€
Carissimi lettori, ho terminato proprio ieri l’ultimo volume della tetralogia de “L’amica geniale”, scritta da Elena Ferrante. Sarà difficile lasciarsi alle spalle le figure di Lina e Lenù che, per così tanti mesi, mi hanno tenuto compagnia. Prima di un ultimo e definitvo addio, vorrei però raccontarvi quello che queste due donne, le trame complesse delle loro vite e i personaggi di questa saga, mi hanno lasciato.
“Finalmente era chiaro che ciò che ero io non era lei, e viceversa. La sua autorità non mi era più necessaria, avevo la mia. Mi sentii forte, non più vittima delle mie origini, capace di dominarle, di dar loro una forma, di riscattarle per me, per Lila, per chiunque.”
In questa seconda metà dell’opera riscontriamo, così come nella prima, una narrazione scorrevole e coinvolgente. Nonostante ciò, in alcuni punti, l’ho percepita eccessivamente prolissa e avventurata in ripetuti ragionamenti che rallentano un po’ la svolgersi della trama.
Le nuove atmosfere, a volte cupe e torbide, hanno preso il posto dei pensieri più leggeri e idealistici tipici dell’età adolescenziale, introducendoci nella vita adulta delle due protagoniste e di tutti coloro che abbiamo conosciuto nei precedenti capitoli.
Lenù è qui nel pieno del periodo universitario, travolta dall’entusiasmo dei gruppi di propaganda politica e scombussolata dagli amori: le passioni che finiscono e quelle che nascono, nonché i legami che rimangono vivi nel ricordo. Lina invece continua la sua vita al rione e matura una propria definita identità professionale nel campo dell’informatica. Per entrambe inizia l’età delle responsabilità: il lavoro, così come l’amore e la nascita dei figli, trasformano, non solo i corpi, ma soprattutto la dimensione psicologica e quella emotiva.
Gli incontri tra le due donne sono qui più diradati e la loro relazione si rivela spesso scostante. Tuttavia, nella vita di Lenù la presenza di Lina rimane viva e intensa come se le fosse accanto tutti i giorni. L’aura dell’amica prende spazio nella mente, muovendole insicurezze e influenzandone pensieri e decisioni. Il giudizio di Lina è infatti un’ombra costante che mina la fiducia di Elena, incombendo sulle sue scelte e condizionandole. Anche nel lettore c’è spesso la percezione che Lina sia sempre lì presente, sulla soglia, concentrata nell’ascolto e nell’osservazione di quanto accade, pronta a intervenire con il suo caratteristico piglio verace, provocatorio e spesso amaramente concreto.
“Era quella, in realtà, la Lila a cui volevo bene. Sapeva spuntare all’improvviso dal di dentro della sua stessa cattiveria sorprendendomi. Sbiadì d’un colpo ogni offesa – è perfida, lo è sempre stata, ma è anche molto altro, bisogna sopportarla – e riconobbi che mi stava aiutando a fare meno male alle mie figlie.”
ll bello dei personaggi de L’Amica Geniale è che le loro vite scorrono sulla linea del tempo quasi fossero reali. Essi hanno un passato, un presente e un futuro e l’autrice ce li racconta con l’abilità di sempre, connotandoli non solo di coerenza, ma anche di un’interessante tridimensionalità.
Il gioco di specchi che legava le due protagoniste rimane un filo conduttore che torna, più volte e in diverse forme, affascinando e consegnando all’opera significati sottintesi e profondi. Il lettore ha così la possibilità di riconoscersi in alcune dinamiche e di usufruirne per percorsi interiori personali.
Lina è lo specchio di Lenù e viceversa: il loro cercarsi e leggersi l’una nello sguardo dell’altra continuerà negli anni. Questa dinamica, particolarmente evidente nei momenti più determinanti della loro vita, si rinnoverà nei sorrisi e negli sguardi innocenti dei loro figli. Elena, in particolare, pur sembrando la più forte tra le due, sente l’esigenza incessante del confronto: li osserva e ne compara intelligenza e abilità, chiudendosi spesso in uno svilente senso di sconfitta.
Ma anche la figura di Immacolata, sua madre, dal carattere ruvido e molto critico, rivela aspetti nuovi e imprevisti. È anche lei un frammento di specchio dentro il quale la protagonista si cerca e si riconosce, estrapolando dal complicato rapporto con la madre filamenti di continuità generazionale e dimostrazioni di vicinanza che neppure lei si sarebbe mai attesa.
Se le protagoniste principali sono due donne, tanti sono gli uomini che ruotano loro intorno: alcuni violenti, altri fragili, per lo più corrotti o traditori. Pochi gli esempi virtuosi, e quelli che lo sono, finiscono per essere spesso schiacciati, vinti dal contesto sociale e culturale nel quale vivono.
“Per scrivere bisogna desiderare che qualcosa ti sopravviva. Io invece non ho nemmeno la voglia di vivere, non ce l’ho mai avuta forte come ce l’hai tu. Se potessi cancellarmi adesso, proprio mentre ci parliamo, sarei più contenta.”
Quando il libro si chiude, permane una sorta di nostalgia per le bambine che sono state, delle quali, sebbene in questi ultimi capitoli siano ormai cresciute, si ha la sensazione che ci abbiano accompagnato per tutta l’opera. Quel rione spesso odiato, amato e a volte desiderato, è un cordone ombelicale difficile da tagliare: visceralmente aggrappato nell’anima e nel corpo, origine dalle quali è impossibile smarcarsi. È in forza di quel contrasto che Elena affronta il sentimento controverso che la lega al rione e alla Napoli della sua infanzia. Con la maturità arriva anche il coraggio che la convince a tornare, per dimostrare finalmente la vittoria sul senso di inadeguatezza che spesso la attanaglia e sul timore del giudizio che più volte l’ha bloccata all’angolo.
A lettura ultimata mi sono chiesta cosa mi abbia coinvolta più di tutto in questo lungo racconto. Sicuramente è stato il percorso di autodefinizione e di autodeterminazione delle due donne, ciascuna nei tempi e nei modi che erano loro più congeniali. Quel legame, a volte soffocante, ha tirato le briglie per tutta la loro esistenza, rendendo più complesse le decisioni di cambiamento. Cosi pure è impossibile non chiedersi quale delle due sia rimasta più dentro, quale sia più difficile lasciare andare. In realtà rimarranno entrambe, due lati della stessa medaglia: ogni loro emozione ha, sin da subito, assunto significato soltanto nel riflesso che ciascuna ha trovato nell’anima dell’altra.
Concludo, consigliando la lettura di quest’opera, che ho vissuto come un lungo viaggio ricco di esperienze e di persone. Vale sicuramente la pena di avvicendarsi tra le sue pagine fino ad arrivare alla chiusura del cerchio, per godersi appieno la sensazione di aver letto una bella storia.
Con questo, auguro a tutti buona lettura e rinnovo un arrivederci alla prossima recensione.
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