LA REGINA DEGLI SCACCHI- quando vincere è l’unica cosa che conta

La Regina degli Scacchi

La Regina degli Scacchi

-TRAMA:

Che cosa si prova ad essere una rivelazione, un diamante allo stato grezzo? Ad entrare in un giro di aspettative e prove continue in cui fallire non è considerata un’opzione accettabile? Tutto lo stress, la competitività e l’agonismo che scaturiscono dagli ambienti di gara (e che, spesso, ci imponiamo noi stessi per primi), che effetti hanno sugli individui che li vivono? Tutto questo e molto di più ci vengono raccontati da La regina degli scacchi (The Queen’s Gambit). La miniserie è un mix perfetto di successi e tormento, che ripercorre la storia di Beth Harmon, una giovane orfana intenzionata a diventare gran maestro degli scacchi.

Tutto inizia quando la nostra protagonista, a soli nove anni, rimane senza genitori e viene trasferita alla Methuen Home for Girls, un prestigioso orfanotrofio di stampo fortemente cattolico. Lì, in una delle tante giornate della sua infanzia, fa conoscenza con il signor Shaibel, custode dell’edificio e grande appassionato del gioco degli scacchi. Pian piano Beth si avvicinerà alla scacchiera e a tutto il mondo che vi si nasconde dietro, mostrando da subito grandissime abilità ed un talento innato.

La Regina degli Scacchi

Ciò la condurrà in un ciclo continuo di tante vittorie e poche, ma dolorose sconfitte, in un mondo fatto di tanta logica e poco affetto che la farà cadere nella dipendenza da alcol e ansiolitici. Solo col tempo capirà che, per poter raggiungere i suoi obiettivi, dovrà aprirsi a delle realtà a lei totalmente sconosciute: la fiducia, la collaborazione e l’amicizia.

-RECENSIONE:

The Queen’s Gambit, letteralmente gambetto di donna (apertura tipica del gioco degli scacchi), è una miniserie televisiva americana di genere drammatico, composta da 7 episodi della durata di circa 1h ciascuno. Ideata da Scott Frank e Allan Scott (e basata sull’omonimo romanzo di Walter Tevis), è arrivata su Netflix il 23 ottobre 2020, suscitando da subito un grande scalpore.

A rendere la serie l’ultima grande rivelazione della piattaforma di streaming è stato sicuramente un connubio di fattori, tecnici e non. La regina degli scacchi è infatti un capolavoro di regia, impeccabile in ogni sua sfumatura.

Le ambientazioni, per esempio, sono realistiche fino all’ultimo dettaglio d’epoca, così come i costumi, affascinanti e perfettamente rappresentativi delle personalità dei protagonisti che li indossano.

L’uso dei colori è superbo, capace di catapultarti nel perfetto mood della storia. Geniale la contrapposizione delle tonalità pastello della casa della famiglia adottiva, simbolo del legame tra Beth e il suo lato bambino, con gli ambienti cupi delle sale in cui si tengono le sfide scacchistiche, luogo in cui la nostra protagonista, nonostante la giovane età, diventa una donna matura, razionale e impassibile.

La Regina degli Scacchi

Da notare anche il geniale effetto speciale degli scacchi sul soffitto, decisamente un tocco di classe, e l’impeccabilità della fotografia, elegante e sempre sul pezzo, che alterna con abilità primi piani, dettagli e campi medi.

Lo spettatore viene come catapultato nella mente della protagonista e osserva i veloci spostamenti di pedine che prendono piede nella sua immaginazione (con tanto di flashback alle giocate d’infanzia), prima ancora che sulla scacchiera. Un escamotage che avvicina così il pubblico alla figura del giocatore stesso, rendendo le diverse partite molto più chiare e interessanti.

Meravigliosa è la colonna sonora composta da Carlos Rafael Riviera. Melodie che, nella delicatezza sonora, a tratti ricordano Light of the Seven di Ramin Djawadi, composta per la serie tv Game of Thrones. Perfetto il balance tra musica e silenzi, con l’uso di sonorità allegre e ansiolitiche calibrate e mai ridondanti. Insomma, in La regina degli scacchi, troviamo il perfetto connubio tra dramma, comicità sottile e tormento, mischiati all’intrigante mondo delle competizioni scacchistiche di alto livello.

L’enfant prodige Beth Harmon (interpretata da una straordinaria Anya Taylor-Joy), è una grande protagonista che ha tutto quello che serve per emergere: l’ambizione, l’astuzia, la freddezza e la grinta necessari per far vedere a un mondo maschilista quanto una donna possa valere. Lo charme da bella e dannata, che la porta ad avvicinarsi a tutti, ma anche a lasciare sempre il mondo a debita distanza, fa di lei un personaggio tormentato e accattivante, che soffre per un passato tragico che provoca in lei una forte sindrome dell’abbandono. La spirale di dipendenza da ansiolitici e alcol è per lei l’unica apparente fonte di salvezza dal dolore e dallo stress che la attanagliano.

Tutto ciò crea un mix perfetto che porta lo spettatore ad affezionarsi sempre di più alla protagonista, tifando per la sua causa. Accanto alla scalata al successo, ci ritroveremo a seguire la sua scoperta della sessualità, l’amore non corrisposto e la necessità di aprirsi agli altri (cosa, per lei, estremamente dolorosa), per poter creare legami duraturi.

La Regina degli Scacchi

La regina degli scacchi è quindi un piccolo gioiello della collezione Netflix, una serie che, sebbene nasca con il pretesto di celebrare la comunità dei gran maestri degli scacchi e cali anche gli spettatori più inesperti nelle entusiasmanti partite di alto livello, mostra in realtà tutte le colorate varietà dell’indole umana. Più che raccontare il talento della nostra giovane protagonista, ne mostra le intime debolezze: le ferite irreparabili dell’infanzia, la voglia di affermarsi e guadagnarsi uno status (ad esempio, si parla spesso dell’amore di Beth per i vestiti d’alta moda, passione che ha sin da adolescente e che rappresenta un po’ la sua rivincita sulle compagne di classe che la prendevano in giro da bambina).

Centra è anche il tema dell’amore. Non solo nelle relazioni, ma interamente nella vita. L’amore di una madre, di un padre, di un amico, di un mentore. L’amore per un gioco, quello degli scacchi, che può regalare molto più di quanto si potesse immaginare.

Se da un lato abbiamo l’introversa Beth Harmon, dall’altro c’è la regina degli scacchi, o meglio, la rockstar degli scacchi. Beth è un portento, qualunque avversario le si ponga davanti viene sbaragliato dall’immensa bravura della ragazza che combatte due lotte parallele: da un lato l’eterno match con scacchisti sempre più esperti e anziani di lei, dall’altro la battaglia contro le dipendenze e la vita sfrenata.

La tossicodipendenza e l’alcolismo mostrano allo spettatore una versione del tutto negativa della ragazzina, rivelando una sua tendenza autodistruttiva causata dai vari traumi subiti da bambina. La Regina degli Scacchi si avvale di una scrittura raffinata capace di scandagliare l’inconscio della protagonista, imbastendo un’avvincente storia che vi spingerà a guardare la serie tutta d’un fiato.

Parlando degli attori, Anya Taylor-Joy ha dimostrato ancora una volta di essere una grande attrice con una performance attoriale fantastica. La sua Beth Harmon è un personaggio con molte sfaccettature e per nulla facile da interpretare, ma che lei è riuscita a rendere al meglio. Anche il resto del cast ha dato prova del suo talento: ogni comprimario ha il giusto spazio e nessun personaggio rischia di essere dimenticato grazie ad una componente estetica definita e riconoscibile e delle prove mai sottotono.

La Regina degli Scacchi

Da sottolineare, la performance di Thomas Brodie-Sangster che, dopo Maze Runner, si ritrova a interpretare un ruolo certamente più maturo che mette in evidenza non solo le sue capacità attoriale, ma anche il suo charme e la sua bellezza.

Per concludere, La regina degli scacchi, è una serie perfettamente orchestrata, in grado di unire la precisione del gioco degli scacchi – con tutte le sue regole e mosse – all’introspezione umana (solo nel finale di stagione Beth riuscirà davvero a vincere, e comprendere, i fantasmi del proprio passato). Un’opera che indaga il valore dei rapporti umani, la solitudine (altro tema portante del racconto), il talento e la passione. Una sfida contro tutti e, in primo luogo, contro sé stessi. Uno scacco matto che fa vincere la produzione a mani basse.

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Sono Laura Montagnani, classe 1997, e sono laureata in Marketing e Comunicazione alla Bocconi di Milano. Appassionata di cinema, divoratrice di libri, cittadina del mondo ... alla ricerca del mio posto nel mondo.