- TITOLO: It ends with us – Siamo noi a dire basta
- GENERE: Romance/Drama
- ANNO: 2024
- REGIA: Justin Baldoni
- ATTORI: Blake Lively, Justin Baldoni, Brandon Sklenar, Jenny Slate, Isabela Ferrer, Alex Neustaedter
- DURATA: 131 Min
It ends with us, tratto dall ́omonimo romanzo rosa da milioni di copie di Colleen Hoover, è la terza opera registica di Justin Baldoni che vede protagonista Blake Lively (Gossip girl).
Trama di It Ends With Us – Siamo noi a dire basta
Lily Bloom (Blake Lively), è una donna dall ́aurea triste che, a seguito della morte del padre, si trasferisce a Boston per ricominciare la sua vita da zero e aprire l’attivitá dei suoi sogni: un delizioso negozio di fiori. Con un ́infanzia traumatica alle spalle, dovuta alla continua violenza domestica che il padre infliggeva alla madre, Lily è costantemente circondata da una nube oscura che le riempie i pensieri e i ricordi di dolore, ma l’incontro con l’affascinante neurochirurgo Ryle Kincaid (Justin Baldoni) sembrerà portare nella vita di entrambi una boccata d’aria fresca e una ritrovata fiducia nell ́amore.
Tuttavia, mentre i due cominciano a costruire un futuro insieme, Lily inizia a intravedere in Ryle un lato oscuro e violento che esploderà quando il suo primo amore, Atlas Corrigan (Brandon Sklenar), rientrerà improvvisamente nella sua vita. Con il precipitare degli eventi, Lily capirà che spesso l’amore ci rende ciechi e che ciò che amiamo non sempre è la scelta giusta per noi.
Recensione di It Ends With Us – Siamo noi a dire basta
It Ends with Us è sicuramente un ottimo adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo campione d’incassi del 2016 di Colleen Hoover, ma anche un buon dramma senza troppe pretese, perfetto per un pubblico più giovane che si sta avvicinando a pellicole dai temi piú complessi e delicati.
Infatti, se l’ambientazione, le tematiche e le dinamiche del film seguono quasi pediseccuamente l’edizione cartacea, questo sceglie anche di non arginare in nessun modo i limiti e i difetti del libro. Il lungometraggio infatti rimane in superficie, senza mai prendersi il rischio di scavare piú a fondo nelle dinamiche umane, mostrando gli inizi di una violenza domestica, ma allontanandosi da essa prima che sia troppo tardi.
“Even on my worst day, did I deserve all the hell you gave me?” Sono le parole di My tears ricochet di Taylor Swift che fanno da sottofondo a una delle scene di montaggio più rilevanti del film. Ecco, It Ends With Us non arriva mai raccontare quell’inferno profondo che molte donne si trovano purtroppo a subire, ma si ferma qualche passo prima dell ́abisso, sorvolando su gran parte del trauma e delle conseguenze. I problemi principali legati alle violenze domestiche sono infatti la pressione psicologica che la vittima subisce da parte del proprio carnefice, la difficoltá a scappare e a denunciare ciò che sta vivendo e, anche qualora trovasse il coraggio di raccontare la verità, si troverebbe spesso di fronte al rischio di non essere creduta. Tutto questo non appare nel film, ma ciò, a mio parere, non toglie valore alla trama.
Il regista Justin Baldoni decide di non sfociare nella drammaticitá piú profonda, ma di lasciare intravedere uno spiraglio di umanitá. Il suo Ryle non è un mero e malvagio carnefice, è un uomo dal passato difficile che lo ha reso una persona fragile e violenta, che però, nei momenti di lucidità, riacquista il suo lato umano e si accorge del male che ha inflitto alla donna che ama. A questo si aggiunge il confronto con una donna forte, interpetata da Blake Lively, che, rivedendosi in un attimo nella vita di sua madre, sceglie di dire basta e trova le forze di lasciare l ́uomo che ama.
La parabola narrativa è costruita in maniera molto intelligente partendo dal classico melodramma romantico, leggero e provocante, fino a un crescendo disseminato di piccoli dettagli che portano al dramma dell’abuso. Lily diventa vittima di violenza e lo scopriamo attraverso diversi campanelli d’allarme. Gli incidenti domestici si fanno via via più gravi, frequenti ed inequivocabilmente violenti, ma la ragazza sembra sempre voler giustificare il suo carnefice. Il film, in questo senso, rende accuratamente quanto per tante donne vittime di abusi sia difficile capire quanto possa peggiorare la situazione finché questa non arriva ad un punto di non ritorno.
Il ritmo incalzante e il racconto sempre più drammatico toccano le corde giuste culminando in un finale commovente. Se nella maggior parte del film sembra quasi di assistere ad una classica commedietta young-adult, negli ultimi istanti di It ends with us veniamo assaliti da un vortice di angoscia e delusione. L’uomo di cui ci siamo innamorate scena dopo scena si rivela non essere chi pensavamo e ci sentiamo prese in giro.
Tutto questo è merito certamente di Justin Baldoni, che interpreta questo ruolo in maniera impeccabile affiancando una Blake Lively dalla recitazione difficile da descrivere. Il personaggio risulta piuttosto spento per tutta la durata del film, ma questa potrebbe essere una scelta attoriale a rappresentazione di come i traumi vissuti in gioventù l’abbiano segnata per sempre.
Riguardo agli elementi registici, il film ha una fotografia accattivante che fa molto leva sui colori, con una particolare attenzione agli equilibri cromatici con i capelli di Lily, un elemento quasi ridondante all’interno del film. Belli anche i dettagli e i richiami al libro nascosti qua e là (di cui parla anche Baldoni in una delle sue interviste).
Insomma, per concludere, it ends with us è una bella pellicola, non eccessivamente drammatica, ma che riesce comunque a toccare il tema della violenza domestica con delicatezza. Questo argomento diventa sempre più evidente secondo dopo secondo fino a culminare con un atto di estremo coraggio e in un invito a scegliere sempre la propria vita.
Critiche a Blake Lively per It ends with us
Veniamo ora ad argomenti più succosi che in queste settimane hanno intasato il web. Durante il tuor promozionale del film, Blake Lively e Justin Baldoni hanno scelto due linee di comunicazione molto diverse tra loro: la prima ha raccontato il film come una commedia romantica, promuovendo la sua nuova linea di prodotti per capelli e una serie di orrendi gadget, mentre il secondo ha affrontato prevalentemente la tematica della violenza domestica e di genere.
A mio parere, questa doppia comunicazione tanto criticata dal web è stata una scelta strategica (e la carta vincente) per portare il maggior numero di persone nelle sale. Infatti, se questo film fosse stato comunicato come un dramma cupo, nudo e crudo, gran parte del pubblico giovanile non sarebbe andato a vederlo, aspettandosi qualcosa di pesante e morboso. A ciò si aggiunge che, come anticipato nella recensione, il film non è abbastanza “serio” per definirsi drammatico. Di conseguenza, se il pubblico fosse andato al cinema con le aspettative di un film “da Oscar”, sarebbe rimasto profondamente deluso.