- TITOLO : La battaglia di Hacksaw Ridge
- GENERE: Storico, drammatico, guerra
- ANNO: 2016
- REGIA: Mel Gibson
- ATTORI: Andrew Garfield, Teresa Palmer, Hugo Weaving, Rachel Griffiths, Luke Bracey
- DURATA: 131 Min
“Il soldato che combatté da eroe senza mai toccare un’arma”
Un film crudo e sincero come la realtà storica che racconta, magico ed inaspettato come l’eroe che, senza impugnare un’arma, ha salvato la vita di molti soldati. Mel Gibson, con il suo odio per la guerra e il suo amore per i guerrieri, affonda mani, cuore e anima nel periodo più cupo della nostra storia, dando voce all’unico faro di speranza rimasto tra gli uomini.
“La battaglia di Hacksaw Ridge” è un film drammatico, meraviglioso e potente, dalle sfumature radicali, che mostra in modo nudo e crudo le atrocità della guerra e come la fede in Dio e nei propri ideali possa non trasformare un soldato in un assassino. Lontano dai classici film Hollywoodiani che valorizzano il sacrificio per la patria e il coraggio in battaglia, Mel Gibson è l’unico regista ad andare controcorrente, capace fino in fondo di assumere l’estremismo di una visione pacifista.
La pellicola racconta la storia vera di Desmond T. Doss, medaglia d’oro al valore militare durante la battaglia di Okinawa per aver salvato 75 soldati americani rimasti feriti nel fronte nemico. Ciò che rende la leggenda di questo soldato diversa da tutte le altre è che Desmond Doss, avventista del Settimo Giorno, era un soldato pacifista: un obiettore di coscienza che, per le sue convinzioni religiose, si rifiutò di imbracciare qualsiasi arma da fuoco, scegliendo di servire il proprio paese solo con la forza del suo coraggio.
Il film che racconta la sua infanzia, il primo e unico amore, l’addestramento militare e la battaglia di Okinawa, mostra come Doss riesca a mantenere fede ai propri valori dimostrando il proprio coraggio a tutti coloro che, come i suoi compagni, lo credevano un mezzo uomo vile e codardo.
Il protagonista, Andrew Garfield, ci ha regalato un’interpretazione davvero toccante e meravigliosa, in grado di mostrare al pubblico, con le sue espressioni facciali e la sua aria da bravo ragazzo, il mondo che giaceva nel cuore di questo grande eroe americano. Di fronte a una prova così difficile per qualsiasi attore, ha dimostrato il suo talento, entrando perfettamente nella parte e meritando la nomination agli Oscar come miglior attore protagonista.
Con il cuore in mano e le lacrime agli occhi porta in campo un uomo convinto dei propri ideali che, persino davanti alla corte marziale, ripete fermamente di essere pronto ad andare in battaglia senza alcuna arma, per dare la vita per i propri compagni. “In un mondo impegnato a farsi a pezzi da solo, non mi sembra una cattiva idea tentare di rimetterlo insieme pezzo dopo pezzo” afferma davanti al giudice. Riesce così a partire per il fronte come assistente medico per soccorrere i feriti sul campo. Quello che a parole potrebbe sembrare però un racconto edificante sul pacifismo e sul rifiuto della guerra, si tramuta ben presto nel suo contrario.
All’arrivo al fronte i suoi compagni medici, appena tornati dalla prima tranche della battaglia, gli intimano di togliersi la fascia con il simbolo della croce rossa perché segno di riconoscimento troppo visibile. Doss insomma viene da subito spogliato di quello che è un simbolo di universalismo umanitario per abbracciare esplicitamente la parte alla quale appartiene, quella dell’esercito americano.
Mel Gibson mette in scena, senza peli sulla lingua e senza pietà, tutte le atrocità della guerra, non facendosi mancare dettagli gore e splatter, per mostrarci la radicalità e le conseguenze di questa scelta così singolare. Nella battaglia di Okinawa, come in tutta la seconda guerra mondiale, morte e disperazione dilagano uccidendo come lupi famelici gli uomini che vi prendono parte ma Doss ha comunque il coraggio di portare con se l’unica arma veramente utile: la fede in Dio. Così, quando il suo battaglione si ritira, lui rimane da solo sul campo di battaglia, rischiando la propria vita per dare soccorso ai feriti e riportarli all’accampamento.
In una guerra in cui tutti credono che comandamenti e ideali perdano qualsiasi valore, Doss dimostra loro che si sbagliano riuscendo a salvare ben 75 soldati. In questo modo, a coloro che fino ad allora erano convinti che le armi fossero le uniche cose su cui contare e su cui fare affidamento, l’eroe dimostra che solo la fede in Dio può darci la forza per “salvarne ancora uno”.
I suoi gesti, i suoi ideali si basano sulla profonda consapevolezza che si possa morire dentro oltre che fisicamente. Persone tornate dalla guerra, come suo padre, che hanno ucciso e combattuto, hanno perduto la loro anima e la loro serenità interiore. I loro occhi sono ormai diventati solo grandi globi vitrei che riflettono l’oscurità di tutti i mali e gli orrori che hanno dovuto affrontare.
“La battaglia di Hacksaw Ridge” è una pellicola che, per la sua fotografia così sincera e i suoi effetti speciali così crudi e reali, appare quasi come un documentario sugli orrori della guerra. Esso non è quindi un film pacifista, ma nemmeno un’apologia della battaglia fine a sé stessa. È una pellicola che, attraverso la guerra e i suoi orrori, vuole porre un problema di etica e di morale.
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